La Riflessologia consiste nell’applicazione di tecniche pressorie in punti prestabiliti delle mani e dei piedi che inducono risposte nelle corrispondenti parti del corpo ad essi collegate. Queste tecniche stimolano i recettori della pressione ed producono un rilassamento che interessa l’intero organismo. La Riflessologia ha benefici sulla salute di tutto il corpo poiché favorisce la distensione muscolare, allevia il dolore, previene le malattie e migliora la qualità della vita.
Dall’antichità fino ai tempi moderni la Riflessologia ha aiutato l’uomo a conservare salute e benessere. Nel corso della storia il suo utilizzo come pratica medica è ben documentato: i reperti archeologici mostrano come tale tecnica fosse un ausilio terapeutico comunemente usato già tra le antiche civiltà del Sud America, dell’Egitto, del Giappone, della Cina e dell’intero continente asiatico.
I pittogrammi Egiziani raffiguranti la manipolazione dei piedi e delle mani, scoperti nella tomba del Medico a Saqqara, risalgono alle VI dinastia e sono una delle testimonianze più antiche di tale attività. I disegni illustrano con accuratezza anche altri atti clinici e dimostrano chiaramente come nell’antichità si ricorresse al trattamento del piede per scopi terapeutici.
L’adozione nell’antica Cina della manipolazione del piede a scopo curativo non è comprovata da reperti analoghi. Alcuni medici fanno risalire le pratiche riflessogene cinesi al regno dell’imperatore Huang Ti (2704-2596 a.C.) ed al suo libro “Il Compendio di Medicina dell’Imperatore Giallo”, che pare contenga il “Metodo di Osservazione del Piede”. Sotto la dinastia Han, al potere dal 206 al 220 a.C., la suddetta tecnica fu oggetto di studio e di definizione da parte di un famoso medico e, nel testo “Hua Tuo Mi Ji” fu definita il “Tao del Centro del Piede”.
In Giappone le prima tracce della Riflessologia si trovano nel tempio Yakushiji (l’insegnante di Medicina), di Nara, edificato nel 80 d.C., nel quale il Buddha seduto ha il piede sollevato mostrandone la pianta intarsiata. I Samurai del XII secolo, per rafforzare la perseveranza e lo spirito combattivo, tagliavano delle sezioni di bambù sulle quali poi camminavano. La forza della pianta del piede era equiparata alla forza dell’anima ed era considerata come un secondo cuore del corpo. Questa pratica, nota con il nome di takefumi, vige ancora ai nostri tempi.
In Occidente il concetto di Riflessologia come terapia medica iniziò a fare la sua comparsa nel XIX secolo sulla scorta delle ricerche condotte in campo neurologico da medici e scienziati. Il sistema nervoso individua ed interpreta le informazioni del mondo esterno inducendo una risposta da parte dell’organismo. I ricercatori della seconda metà dell’Ottocento approfondirono il concetto di riflesso definendolo come “una reazione involontaria ad uno stimolo”.
Nel 1893 Sir Henry Head diede un contributo fondamentale alla comprensione del sistema nervoso scoprendo come la comparsa di zone di iperalgesia (eccessiva sensibilità al dolore) sulla superficie cutanea, fosse la conseguenza di un’anomalia funzionale di un organo; il nesso risiede nel fatto che l’organo e l’area cutanea interessati siano innervati da terminazioni nervose provenienti dallo stesso segmento del midollo spinale.
In Russia, gli esperimenti condotti dal premio Nobel Ivan Pavlov (1849-1936) dimostrarono la possibilità di condizionare gli organi interni di un cane a reagire a determinati stimoli. Tale scoperta portò gli scienziati russi dei primi anni del Novecento a formulare l’ipotesi secondo cui le condizioni di salute variano in risposta agli stimoli esterni. Questo concetto divenne noto come “Terapia Riflessa” e nel 1917 il medico Vladimir Bekhterev coniò il termine di Riflessologia. I ricercatori dell’epoca sostennero che un organo si ammalasse poiché riceveva istruzioni errate dal cervello. Secondo questa teoria, interrompendo il messaggio sbagliato, il riflessologo può indurre l’organismo a comportarsi in modo corretto, ristabilendo lo stato di salute. Il concetto di influenzare la salute attraverso l’azione riflessa sopravvive, in parte, nella medicina moderna.
La teoria riflessogena si basa sulla teoria zonale, elaborata dal Dr William Fitzgerald e risulta analoga al concetto dei meridiani in agopuntura: così come i meridiani collegano una parte del corpo ad un’altra, la Riflessologia mette in relazione le mani, i piedi, lo scheletro ed i diversi organi mediante una serie di specifiche mappe. Per rendere evidente la corrispondenza tra i vari punti dell’organismo, è stato realizzato un vero e proprio reticolo di riferimento, costituto da due tipi di linee che disegnano, a livello riflesso, una specie di griglia sul corpo: i meridiani o linee verticali ed i paralleli linee orizzontali. Secondo la teoria zonale il corpo viene attraversato da dieci meridiani che lo dividono in altrettante zone. I paralleli sono tre: la linea di cingolo scapolo-omerale, la linea sovra ombelicale o di margine costale e la linea di cingolo pelvico. Esistono quindi molte linee di repere che attraversano idealmente il corpo. Le aree di corrispondenza, che collegano un arto o un’articolazione del corpo ad un altro, possono essere usate per bloccare il dolore o accelerare la ripresa in seguito a traumi o ferite, nei casi in cui sia impossibile trattare direttamente la zona interessata dal danno.
Le mani ed i piedi costituiscono una sorta di meccanismo di autoregolazione del corpo: le informazioni che percepiscono dall’ambiente esterno predispongono l’intero organismo ad una risposta che ne garantisce la sopravvivenza. Di fronte ad un pericolo, ad esempio, nel nostro corpo si attiva una attività primordiale di conservazione, nota come reazione di difesa o di fuga, in base alla quale le informazioni ambientali raccolte sono istantaneamente comunicate al cervello, agli organi interni ed ai muscoli in modo da prepararci ad un’azione adeguata. I piedi e le mani sono fondamentali in questo processo di reazione. L’elaborazione delle informazioni raccolte dai recettori di pressione delle piante dei piedi consente all’organismo di ottimizzare le riserve di energia e di ossigeno. La corsa, ad esempio, richiede una quantità di ossigeno superiore rispetto alla normale deambulazione; i piedi di un soggetto che deve correre necessitano di più energia rispetto a quelli ben piantati a terra di un individuo pronto ad affrontare la lotta. Per questo i segnali di pressione a livello plantare comunicano al cervello se il corpo è in posizione eretta, seduta o sdraiata ed aiutano ad accertare se la glicemia, l’ossigenazione, la contrazione muscolare ed il rilassamento sono adeguati alla situazione. La Riflessologia è una sorta di corsa senza carico che mantiene in esercizio i recettori di pressione in assenza di peso e senza che sia necessario mantenere la posizione eretta.
I piedi e le mani, avvalendosi delle informazioni raccolte nell’arco della vita, dispongono di una serie di istruzioni predefinite grazie alle quali possono anticipare i possibili eventi che si presenteranno. In altre parole, per far fronte in qualsiasi momento ai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo, abbiamo bisogno delle informazioni ricevute dai nostri organi sensoriali così che il cervello possa fornirci istruzioni per reagire.
La ripetitività della vita quotidiana può incidere negativamente sulle capacità di mani e piedi, riducendone le funzionalità. La Riflessologia propone esercizi mirati che , sfruttando la mobilità di questi preziosi strumenti, accresce nell’individuo la consapevolezza delle proprie estremità.
La Riflessologia presenta molti vantaggi per tutti, indistintamente: può essere praticata in qualunque momento ed in qualsiasi luogo, non ha effetti collaterali ed agisce in modo naturale e piuttosto veloce, conferendo un senso di autonomia e sicurezza.
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